Quelli che votano No sono gli stessi che hanno mandato via Prodi

“Quelli che hanno mandato via Prodi ora votano No”
Sandra Zampa, ex portavoce del Prof: “La stessa gente di allora, da D’Alema a Mastella e De Mita.”

Intervista di Antonella Coppari a Sandra Zampa su Quotidiano Nazionale del 8 novembre 2016

«Vedo praticamente tutti quelli che hanno mandato a casa Prodi nello schieramento del No».

Renzi come Prodi?

«Andiamoci piano: il professore era un grande mediatore, il premier è uno che strappa. Ma qui non sono in gioco le personalità, bensì le culture politiche: l’innovazione da una parte, la conservazione dall’altra».

Con sofferenza pari alla preoccupazione per le sorti del Paese, la non renziana Sandra Zampa è tornata dalla sua prima Leopolda determinata a bloccare il gioco al massacro nel Pd sul referendum. Ulivista e prodiana della prima ora, la deputata democratica non si rassegna alla sensazione di déjà vu, di già visto rispetto al «film dell’orrore» (il copyright è suo) in onda a Largo del Nazareno.

«Di simile, rispetto a 20 anni fa c’è l′atteggiamento della sinistra che alza sempre la posta. Ho visto cadere il governo di centrosinistra guidato da Prodi due volte per mano di componenti della sua stessa coalizione, e per questo abbiamo pagato per anni prezzi incredibili. Non vorrei assistere allo stesso spettacolo per la terza volta. Questo Pd è figlio di quell’esperienza e non appartiene né a Renzi né a Bersani».

È D’Alema il regista del film?

«C’è lui. Ma ci sono anche Mastella, c’è anche De Mita. Ci sono tutti quelli che non aiutarono Prodi. problema più grande non è questo né il fatto che i giovani hanno diritto di giocare una partita che riguarda il futuro».

Qual è il nodo allora?

«Se vince il No l’unico sbocco, temo, sarà il ritorno al sistema proporzionale, sul quale c’è largo consenso in Parlamento. E questo liquiderà per sempre 25 anni di lotte del centrosinistra. La spinta al cambiamento viene da lontano, dal programma dell’Ulivo che in alcune tesi può essere ricondotto alla riforma costituzionale. Se c’è un rimprovero che faccio a Renzi è non aver riconosciuto per tempo la straordinaria eredità ricevuta in dono».

Bersani e Speranza rimproverano ben altro a Renzi.

«Credo che il segretario abbia sbagliato domenica a non fermare chi urlava “Fuori, fuori” e ritengo che sarebbe un bel gesto da parte sua se la Leopolda diventasse un luogo di confronto del partito, non di una sua corrente. Ma a Bersani, a Speranza e agli altri dico che devono essere coerenti. Non possono votare per tre volte la riforma in Parlamento e poi fare finta di niente. Né possono incaricare Cuperlo di trovare un accordo in commissione e, una volta ottenuto il risultato, sconfessarlo, dire abbiamo scherzato».

Si può evitare il funerale del Pcril 4 dicembre?

«Tutti dovrebbero fare un passo indietro: le pulsioni personali non dovrebbero avere il sopravvento altrimenti si rischia che, qualunque sia l’esito, il Pd non possa più stare insieme. Di certo, se passa il no non sopravvive».

E se passa il Sì?

«Dipende da Renzi. E vero, ha governato male il partito: ha ragione Farinetti, il Pd non è più simpatico. Nei circoli entrano poche persone, pochissimi giovani. Ci servono luoghi di discussione, serve anche uno statuto delle minoranze però una volta che la maggioranza ha deciso, la minoranza si deve adeguare».

Lei è stata portavoce di Prodi: cosa c’è dietro il suo silenzio?

«E’ un silenzio eloquente. Pure guardando quanto accade ho la sensazione che si stia gettando alle ortiche quanto fatto da lui negli ultimi vent’anni».

Il 4 dicembre si vota su Renzi?

«No. Si vota sulla possibilità di fare un primo passo per il cambiamento. Questo è il significato del Sì. Il Paese non cambierà perché lo vuole Renzi, ma perché lo vogliono gli italiani».

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